ORISTANO. La vetrata artistica del monastero di Santa Chiara è salva ma sarebbe potuta andare in frantumi se non fosse stata per la protezione assicurata dal vetro esterno, che ha impedito ai sassi di ridurla in mille pezzi e, soprattutto, causasse il ferimento delle monache, che in quel momento erano in chiesa intente alla preghiera dell’Angelus. E, comunque, il gesto conserva tutta la sua gravità. E’ metafora di una educazione mancata, che partorisce bande di teppisti pronte ad assediare persino i monasteri di clausura, a ferire e offendere il tessuto della convivenza civile, a deturpare le pareti delle case e i monumenti, a rovinare le opere d’arte. Teppisti che, forse, presi ad uno ad uno saranno anche dei bravi ragazzi, insieme, però, diventano branco, banda pronta a dare il peggio di sé. Invece di fare squadra, alla luce del sole, per risplendere di bellezza, come lo sono i tanti vetri colorati e assemblati della vetrata del monastero, avrebbero preferito assistere all’effetto del vetro che si fa tagliente e pericoloso. *
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