oristano. omelia per il convegno catechistico regionale della Sardegna

Cari fratelli e sorelle,

“Chi non è contro di noi è per noi”. “Un solo bicchiere di acqua dato nel nome di Gesù a un assetato è dato a Gesù stesso”. Questi due detti di Gesù costituiscono il nucleo del messaggio evangelico della liturgia odierna e, in qualche modo, danno un orientamento missionario al ministero ecclesiale del cristiano, in genere, e del catechista, in specie. Nel passato, essi hanno ispirato e creato testimoni di dialogo e di misericordia come Papa Giovanni XXIII e Madre Teresa di Calcutta; nel tempo presente, essi trovano eco nell’invito continuo di Papa Francesco perché la Chiesa esca dai suoi recinti sacri e vada “per i crocicchi delle strade a chiamare alle nozze tutti quelli che trova” (cfr. Mt 22, 9). Nessuno viene escluso dall’invito al banchetto delle nozze. I “servi del re” sono mandati a chiamare tutti, “cattivi e buoni”, perché giungano al banchetto preparato per loro. Dio, ancora oggi, continua a inviare i suoi servi con il mandato di annunciare il Vangelo del Regno a uomini e donne di ogni condizione sociale, senza chiedere loro documenti di buona condotta o certificati di anagrafe culturale. Tante, troppe volte mettiamo nel nostro agire da cristiani prima le condizioni e poi il dono, dimenticando che Dio Padre prima offre il dono, “il banchetto”, e poi le condizioni per prendervi parte. Papa Francesco, nella sua omelia del 15 febbraio di quest’anno, ha in qualche modo richiamato i cristiani che sono vittime di “due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti”. Dio, infatti, non conosce queste logiche, non ha paura di rischiare, non teme la zizzania, e ci chiede di parlare a tutti gli uomini del nostro tempo con i linguaggi della fede e con quelli dell’esperienza umana.