In vista del G7 sui Trasporti che si terrà a Cagliari il prossimo 21- 22 giugno, la Conferenza Episcopale Sarda intende offrire una propria riflessione su alcuni dei più vistosi e preoccupanti problemi che investono la nostra Isola in questo delicato e determinante settore, perché possano trovare risposte adeguate nell’importante summit.
La Sardegna è il territorio insulare europeo geograficamente più isolato rispetto al continente; ha un mercato interno molto ridotto (un milione e 680mila residenti) e disperso (68 abitanti per chilometro quadrato).
L’insularità determina non solo un incremento dei costi, ma crea anche discontinuità, ritardi e debolezza nelle connessioni e nei processi di diffusione spaziale dello sviluppo.
In questa debolezza strutturale il trasporto svolge un ruolo fondamentale, perché i limiti e le carenze del sistema trasporti fanno aumentare i costi di produzione, quindi il prezzo delle merci e dei servizi venduti.
In Sardegna – è stato calcolato dalla Regione – le merci viaggiano con un extra-tempo di 16 ore 6 minuti in inverno e 5 ore e 39 minuti in estate rispetto a una regione continentale. Per i passeggeri, invece, l’extra-tempo è di 17,34 ore in inverno e 6,67 in estate. Ciò vuol dire, considerando il volume di traffici, un costo aggiuntivo di 286 milioni di euro per le merci e di 374 milioni per le persone, pari a una spesa totale di 600 milioni nel solo trasporto marittimo.
Sempre sui trasporti, emerge il problema della rete ferroviaria interna su cui la Sardegna ha un indice di infrastrutturazione del 17,4 (su 100). Il dato è stato ricavato misurando il tracciato sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo e rapportandolo alla superficie totale dell’Isola e al numero di abitanti.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, la Sardegna è l’unica regione italiana esclusa dai fondi europei che metteranno in movimento, da qui al 2050, risorse per 250 miliardi di euro
In Sardegna la dotazione infrastrutturale è pari – secondo l’istituto Tagliacarne – a 50,5 punti (su 100) contro il 78,8 che si registra nel resto del Mezzogiorno. Si tratta del valore più basso d’Italia e mostra un forte peggioramento negli ultimi anni. Nel 2001 la Sardegna era infatti al 74,1 con un divario non enorme rispetto alle altre regioni italiane, all’81,3.
L’indice di infrastrutturazione delle strade è passato nell’Isola dal 63,2 del 2001 al 43,9 del 2012, a fronte dell’88,2 di media nel resto del Mezzogiorno. Disastroso il dato sulle ferrovie: al 17,4, in peggioramento rispetto al 24,5 del 2001, mentre nel Sud Italia è al 76,3.
Solo sulle strutture aeroportuali l’Isola è prima nel Sud Italia per indice di infrastrutturazione: 86,4 contro 62,5. Preoccupante infine la caduta del valore sui porti: dal 174 del 2001 la Sardegna è passata all’83,9 del 2012 e sempre indietro rispetto al resto del Mezzogiorno (95,9).
Una delle nostre rivendicazioni, ormai ventennali, è il riconoscimento di una vera continuità territoriale a Roma come a Bruxelles. Al Governo si chiede di farsi primo portavoce a Bruxelles per definire adeguate norme di attuazione dell’articolo 74 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), proprio in quanto regione insulare e periferica. La Sardegna ha il diritto di accedere alle deroghe agli aiuti di Stato e alle compensazioni fiscali perché un cittadino sardo non potrà mai essere – sul fronte trasporti – uguale a un cittadino italiano ed europeo.
Cagliari, 10 giugno 2017
I Vescovi della Sardegna