26 aprile 2020.
La III Domenica di Pasqua presenta il Vangelo secondo Luca con questi riferimenti: LC 24, 13-35 (consulta il brano evangelico e tutta la Liturgia della Parola di questa domenica).
Approfondimento al brano evangelico.
Nella terza Domenica di Pasqua leggiamo il racconto lucano dei discepoli di Emmaus. Innegabilmente, nel tempo del digiuno rituale, il contesto storico-ecclesiale che soggiace a questa pagina può provocarci una nota di dolore.
Emmaus infatti allude chiaramente alla domenica e alla celebrazione eucaristica, nei due poli delle Scritture e del Pane spezzato. Anzitutto, Luca situa temporalmente l’evento in quello stesso giorno, primo della settimana, cioè il giorno della risurrezione.
Ogni domenica, pasqua settimanale, si rinnova l’invito del Signore a fare esperienza della nuova alleanza nel suo Corpo e nel suo Sangue. L’incontro dei discepoli col Risorto trova poi il suo culmine nel gesto eucaristico, laddove avviene anche il suo riconoscimento. Luca, negli Atti degli Apostoli, dirà frazione del pane per indicare le prime celebrazioni dei discepoli. Ancora oggi la liturgia ci conduce a riconoscere il Signore al momento della frazione del Pane, quando si intona l’Agnello di Dio.
Dopo aver fatto la comunione col Pane spezzato, la vita della Chiesa si alimenta ed entusiasma, sfociando necessariamente da una parte nel ritorno a Gerusalemme, cioè al luogo fontale della fede, dall’altra anche alla missione, così come i due del racconto hanno testimoniato quanto vissuto agli altri discepoli.
Emmaus ci ricorda l’importanza della domenica e dell’Eucaristia. Ma allora come possiamo pensare di incontrare veramente il Risorto nel tempo del distanziamento sociale?
Il 17 aprile scorso Papa Francesco, scongiurando che le liturgie via media potessero esser considerate risolutive, osservava che una familiarità con il Signore senza comunità, senza Chiesa, senza i sacramenti, è pericolosa, può diventare una familiarità gnostica, staccata dal popolo di Dio. Non esiste Chiesa senza domenica né domenica senza Chiesa. Detto ciò, penso ai malati gravi e ai loro assistenti, così come ai tanti costretti a lavoro ogni sabato e ogni domenica. Chi oserebbe in piena coscienza affermare che a queste persone la familiarità col Risorto sia preclusa o parziale?
Gesù conosce altre vie per incontrarci.Tuttavia, da Emmaus emerge ancora un tema: le Scritture. Gesù stesso si rivela come principio di unità e interprete della Parola. Mostra come Mosè e tutti i profeti, cioè tutto l’Antico Testamento, convergano in lui nel corroborare insieme una verità sconvolgente: la necessità della sua croce e la sua iscrizione del piano salvifico di Dio, che trova il suo culmine nella risurrezione.
La Scrittura interpretata dal Risorto restituisce senso alla vita dei due discepoli e fa ardere loro il cuore. La Pasqua è chiave di lettura di tutta la storia. Da sempre le Scritture e la loro convergenza pasquale sono come il prisma attraverso cui la Chiesa e i credenti possono leggere e discernere le proprie croci e le proprie storie. Vale anche per quella che si chiama coronavirus.
Perché la Parola non ci è tolta, neanche in questo tempo. Non ci è tolto il Risorto. Resta con noi, Signore, lungo questo difficile tramonto e lascia che, comunque, possiamo riconoscerti.
A cura di Maurizio Spanu
Guida alla preghiera
- Signore, dona anche a noi come a Pietro la capacità di alzarci e dire a voce alta che Gesù è davvero risorto e che anche noi ne siamo testimoni!
- Perché i nostri occhi abbiano sempre la capacità di vedere e ascoltare chi cammina al nostro fianco, soprattutto nei momenti di dolore e sconforto.
- Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto. Resta Signore vicino alle famiglie provate dal lutto, dalla perdita del lavoro, dall’incertezza di ciò che sarà il domani a causa della pandemia. Non lasciarci soli nell’ombra della notte.
A cura di Alessandra Pisanu