In questi tempi, invischiati nella complessa questione politico sanitaria a causa della pandemia da virus Sars-Cov 2 richiedono da parte dei cristiani una maggiore attenzione teorica e pratica al Vangelo della Vita.
Un contributo di grande rilievo lo offre il testo di recente pubblicazione da parte di Stefano Mele, docente di Bioetica nella Facoltà Teologica della Sardegna, dal titolo: Temi di etica della vita tra fede e ragione (Edizioni Sant’Antonio 2020). L’opera raccoglie gli articoli pubblicati nella rivista L’Arborense nell’annata 2016 2017, rivisti e ampliati con riferimenti all’attualità e accompagnati da un sintetico, ma sostanzioso, apparato bibliografico finale.
Come afferma l’autore stesso, ne è venuto fuori un piccolo manuale di bioetica, che presenta in sintesi le tematiche fondamentali: dalle questioni morali e giuridiche fino alle questioni antropologiche più evidenti, come la cura della salute, la sofferenza e la morte, e anche utili riferimenti all’etica ecologica.
Per chi scorre le pagine del libro, leggendo tra i vari articoli i di- versi temi citati sopra, appare evidente il filo rosso che lo attraversa e dichiarato fin dalle prime pagine: l’amore per la vita umana creata e redenta, unita all’amore per il tutto creato. Da tale punto focale è possibile percepire come tutti i temi giuridici ed etici attuali sono trattati, a volte anche con richiami polemici contro le ideologie dominanti, per far risplendere il Vangelo della vita che Giovanni Paolo II invitava ad amare e rispettare soprattutto con la sua enciclica del 1995.
Appare evidente, dalle puntuali e precise riflessioni dell’autore, come il rischio dominante nella cultura attuale sia la superbia di voler manipolare a tutti i costi (per profitto e potere) la vita in tutte le sue dimensioni. In particolare, la vita umana è oggetto di controllo nella sua dimensione fisico-psicologica fin dai suoi inizi: dalle questioni legate all’uso degli embrioni, all’aborto, ai vaccini, alle sperimentazioni sanitarie, fino all’eutanasia.
Mi piace sottolineare in particolare, nella ricchezza degli articoli del libro, il riferimento alla procreazione assistita nel testo dal titolo: Figli voluti e amati (pp. 24-27). L’autore mette in luce il vero deficit culturale attuale che ha nella avarizia procreativa una delle sue deviazioni più marcate. La ricerca del figlio a ogni costo (non solo economico ma di manipolazione tecnica) è parallela a quel profitto a ogni costo che domina nell’economia attuale e che ha condotto a sottomettere ogni aspetto politico, morale e religioso al controllo finanziario-bancario.
Come la ricerca spasmodica di un figlio che sia gratificazione individuale trascura il bene del concepito (e di conseguenza il bene comune, perché antepone un bene strettamente individuale a un bene oggettivo dell’altro), così la ricerca del profitto a ogni costo trascura il bene dell’economia reale (e dunque del lavoro, che è il centro di ogni sana economia e di ogni società).
Il virus dell’avarizia, nella sua dimensione usuraria e individualistica votata al possesso e all’accumulo senza produttività sociale, è il vero problema del neoliberismo attuale. Non vi è altro antidoto, ci indica l’autore in ogni pagina del testo, che ripartire dalla virtù e dalla radice di ogni virtù: la gratuità dell’amore che non accumula, non cerca nemmeno il suo diritto, ma sa farsi dono per il bene dell’altro. Diffondendo così vita, speranza e costruendo quella concordia del vivere insieme, di cui, in tempi di alta competizione sociale, sentiamo tanto desiderio.
A cura di don Roberto Caria, docente associato di Teologia Morale sociale presso la Pontifica Facoltà Teologica della Sardegna – Cagliari
pubblicato su L’Arborense n. 32/2020