Avvento: il tempo “sospeso”

Il messaggio dell'Arcivescovo alle comunità per sbirciare il futuro quando ancora non si vede.

L’approssimarsi dell’Avvento ci ha abituati negli anni ad accogliere una ripetizione liturgica che, pur nella novità che il percorso annuale propone attraverso la Parola di Dio, offre il rassicurante ritmo conosciuto dell’attesa. Quest’anno non sarà così! Il riacutizzarsi della diffusione della pandemia fa emergere con forza la percezione di vivere in un tempo sospeso. Eravamo abituati a scandire la nostra vita con i ritmi del passato, presente e futuro, ma proprio a causa del Coronavirus, il tempo si è cristallizzato in qualche cosa appunto di sospeso. Ciò che stiamo vivendo ci fa dimenticare il passato, ci fa vivere il momento presente con preoccupazione, paura e timore, e non ci permette neanche di immaginare il futuro, rendendo incerti i progetti e i sogni per il domani.

Siamo ormai saturi dalle informazioni quotidiane, dati, numeri di contagi, ricoveri e decessi, e pur trattandosi di persone e storie drammatiche, ci abituiamo purtroppo alla loro ripetitività. Le notizie risuonano nella nostra mente anche quando la televisione e i social sono spenti, acuendo ancor più l’impressione di essere accerchiati da questo male subdolo.

Ma questo tempo sospeso, così drammatico, è solo negativo o avrà nascosta anche qualche opportunità? Sembra di sì! Esso ci ha fatto riscoprire la nostra casa come il luogo in cui ci sentiamo al sicuro: luogo di incontro, di cura di sé e degli altri, luogo per fare famiglia e approfondire gli affetti, luogo di ascolto e dialogo. Non è lontano il tempo in cui la famiglia era piuttosto un territorio di passaggio; con difficoltà ci si trovava per parlare, per ascoltarsi, per incontrarsi in profondità. E bisogna riconoscere che, oltre al senso di famiglia, questo tempo sospeso ha sviluppato, in molti il senso di collaborazione, la generosità, l’attenzione agli altri. Il tempo sospeso può essere occasione per uno stile di condivisione ma anche un modo per recuperare l’interiorità, spingendoci ad approfondire gli interessi, leggere, capire, riflettere, meditare, pregare.

Questo tempo sospeso ci ha dato modo, inoltre, di uscire dalla distrazione nei confronti del nostro pianeta e ricordarci l’urgenza di curare i problemi della terra. Durante la pandemia le acque si sono purificate dall’inquinamento, ma poi siamo stati subito tentati di fare come prima e ferire ancora la natura, senza rispetto per la biodiversità, ritornando all’inquinamento selvaggio. Ma non si tratta solo di natura, si tratta di umanità. In questo tempo sospeso abbiamo visto che, soprattutto i più deboli, i poveri, sono quelli che hanno sofferto maggiormente.

Quando tutto sarà finito, potremo riabbracciarci e accogliere senza paura il mondo esterno, sperando però di aver imparato qualcosa, abbandonando quelle pratiche che feriscono le relazioni e puntando sull’accoglienza, l’ascolto, la condivisione. Tutto ciò che ho detto sul tempo sospeso, che stiamo vivendo, tocca da vicino la nostra vita di uomini e donne ma anche di credenti. Anche le nostre liturgie, il modo di vivere l’Avvento e il Natale di quest’anno ne saranno profondamente segnati. La Sardegna si trova in zona gialla, riguardo al numero e alla frequenza dei contagi. Speriamo vi rimanga, anzi che diventi zona verde. Ma la necessità di osservare comunque i protocolli, per evitare i contagi, ha già inciso sul nostro modo di manifestare la fede e sulle celebrazioni liturgiche, creando fatica e a volte rifiuto in coloro che devono assumerne la complicata organizzazione e in coloro che vivono le celebrazioni più preoccupati sul non si può fare piuttosto che su ciò che stiamo celebrando: il Mistero di Cristo morto e risorto per noi. Cosa possiamo fare? Come parroci e fedeli delle comunità siamo chiamati a mantenere viva la nostra attenzione, sia nella pratica quotidiana come in quella straordinaria e festiva, perché la fede non si impigrisca e si banalizzi. Se è vero che le celebrazioni trasmesse sui social hanno aiutato e ancora aiutano tanti, dobbiamo ricordare e far comprendere che la presenza, in sicurezza, alle celebrazioni ha un diverso grado di partecipazione e stabilisce un diverso grado di comunione tra le persone. Quest’anno l’Avvento è caratterizzato dall’accoglienza, con la nuova traduzione in italiano, del Messale Romano e delle novità che esso propone in alcune testi, preghiere e risposte dell’assemblea.

Sarà compito dei parroci aiutare i fedeli a comprendere in profondità la bellezza del Messale, come libro che aiuta e guida la preghiera comunitaria della Chiesa. Non si tratta solo di testi o formule ma piuttosto di sentirsi parte della Chiesa che, insieme, innalza a Dio la lode e l’intercessione e fa Eucaristia, secondo il mandato del Signore. La nuova traduzione del Padre Nostro, preghiera che ci ha consegnato Gesù, chiede a tutti attenzione e un rinnovato spirito di preghiera personale e comunitaria. Proprio in questo tempo sospeso la preghiera deve trovare nuovi spazi e creatività. Le comunità parrocchiali, presbiteri e collaboratori, si sforzino di offrire occasioni di preghiera e di meditazione attraverso ritiri, esercizi spirituali, veglie, incontri, sempre con la prudenza richiesta, con creatività e senza farsi bloccare in tutto. Anzi proprio in questo contesto difficile abbiamo bisogno di riscoprire e valorizzare la preghiera personale e comunitaria.

Certo, non c’è solo la preghiera! Come cristiani siamo chiamati a dare tempo al servizio agli altri: dal catechismo, all’attenzione ai poveri, agli anziani, ai piccoli. Il tempo è un bene che ciascuno di noi può condividere. A tutti auguro che quest’Avvento, tempo di attesa, sia vissuto nella percezione di un tempo sospeso e sia occasione per trovare nuove strade per rinnovare sé stessi, le relazioni con gli altri e la relazione con Dio.

Chiediamo a Lui di aprirci alla speranza per un futuro diverso.

 

                                               + Roberto, arcivescovo