Nuovo Messale: tredici approfondimenti per conoscerlo meglio

Un modello di vita ecclesiale

Mi accingo a concludere, con questo XIII intervento, la lunga presentazione del nuovo libro liturgico che, da oltre due mesi, usiamo nelle nostre assemblee. Ne abbiamo analizzato le principali novità, ci siamo rallegrati per la provvidenziale occasione che il Messale Romano ha offerto alle Chiese Italiane, per riprendere alcuni momenti di formazione liturgica, che credo siano fondamentali.

Abbiamo, con spirito costruttivo anche se a tratti critico, evidenziato le ombre, sia di contenuto che di forma, che ci è sembrato notare nella nuova traduzione e nell’impostazione grafica del libro liturgico, sottolineando le personalissime perplessità in ordine alla scelta iconografica che mi pare, tutto sommato minimalista, puerile e, a tratti, anche confusionaria. In conclusione mi sento comunque di affermare che il Messale Romano (III ed.) abbia il compito di offrire alle nostre assemblee un vero modello di Chiesa orante.

Papa Francesco, nella sua I Enciclica (Lumen fidei) aveva affermato: La fede ha bisogno di un ambito in cui si possa testimoniare e comunicare. Per trasmettere tale pienezza esiste un mezzo speciale, che mette in gioco tutta la persona, corpo e spirito, interiorità e relazioni. Questo mezzo è la celebrazione dei sacramenti, così come li pone la liturgia della Chiesa (LF, 40). In questo senso il nuovo MR si è rivelato una sfida per le nostre comunità.

Infatti i sacramenti, e in particolar modo l’Eucaristia, sono l’abito della fede. Il Messale si è rivelato una singolare opportunità per riscoprire questo dato fondamentale, una preziosa occasione per riprendere in mano la Riforma conciliare. Questo Libro liturgico mi ha provocato sul mio modo di celebrare: il Messale, anche quello precedente, offriva non solo norme e testi liturgici ma il vero modello di Chiesa, consegnatoci dal Vat. II.

È a partire da questo modello di Chiesa che possiamo imparare a celebrare e, nello stesso tempo, è dalla celebrazione che emerge il volto più autentico della comunità cristiana, la vera identità della Chiesa. I motivi che hanno portato alla necessità di una nuova edizione italiana sono principalmente quattro. Il motivo fondamentale è quello di adeguare il libro liturgico all’editio typica tertia latina del Missale Romanum (2002 e 2008), che contiene variazioni e arricchimenti rispetto al testo della editio typica altera del 1975. In secondo luogo, occorreva una traduzione che seguisse le nuove indicazioni del motu proprio di papa Francesco Magnum principium del 3 settembre 2017, che riguarda proprio la traduzione dei libri liturgici.

Occorreva poi correlare e adeguare il Messale alla nuova traduzione ufficiale della Bibbia (2007). La nuova edizione del Messale italiano, infine, non riguarda unicamente i testi liturgici. Anche l’Ordinamento Generale del Messale Romano è stato ampliato e rivisto nell’editio typica tertia. Anche per questo occorreva che una nuova edizione del Messale in italiano la recepisse. Il Messale stesso uscito dal Vaticano II, di cui questa III edizione è una ulteriore tappa, rimandava alla pluralità di ministeri e alla centralità dell’assemblea.

I diversi linguaggi che sostengono l’ars celebrandi non costituiscono dunque un’aggiunta ornamentale, in vista di una maggiore solennità, ma appartengono alla forma sacramentale propria del mistero eucaristico. La Cei, nella Presentazione, invitava a una catechesi a carattere mistagogico. Occorre partire dal rito stesso, seguendo la prassi dei padri della Chiesa, per comprendere sempre più i misteri che vengono celebrati. In questa ottica il riferimento al Messale è determinante per comprendere il senso profondo del mistero eucaristico a partire dalla sua celebrazione. Per questo si può affermare che il MR è custode della fede creduta, celebrata e vissuta.

A cura di Tonino Zedda (13. Fine)