L’Arcidiocesi di Oristano esprime piena solidarietà al sacerdote padre Paolo Contini

In seguito agli articoli apparsi su l’Unione Sarda e la Nuova Sardegna dell’08 luglio 2021, l’Arcidiocesi di Oristano ritiene opportuno puntualizzare fatti e circostanze circa le vicende presentate.

Padre Paolo Contini è stato convocato in un processo come persona informata sui fatti, con un atto di citazione che è stato recapitato nella sua residenza oristanese solo il 26 giugno 2021. Tale documento è stato materialmente nelle mani dell’interessato solo il primo di luglio, in quanto lo stesso padre Paolo era fino a quella data fuori sede, impegnato in un delicato servizio affidatogli dal vescovo.

Non appena l’interessato ha preso visione della data dell’udienza, si è reso conto della concomitanza con la celebrazione di un turno di prime confessioni, turno già prefissato da molto tempo e non rimandabile perché legato alla prima Comunione degli stessi bambini fissata inderogabilmente per domenica 11 luglio.

È comprensibile a chiunque -praticante o non  praticante- che, una volta fissata, e da mesi comunicata, tale ultima data, debbano per tempo essere  calendarizzati tutti i conseguenti impegni delle numerose famiglie (e dunque delle decine di persone interessate) che, come effettivamente accaduto nel caso della comunità di Ghilarza, avevano già programmato le proprie attività familiari sulla base del calendario degli impegni preparatori che necessariamente dovevano essere svolti prima della data dell’11 luglio.

Da onesto cittadino, padre Paolo ha immediatamente contattato il suo legale per capire se ci fossero i margini per un legittimo impedimento e a fronte di una risposta affermativa ha immediatamente inviato a tutte le sedi interessate una lettera formale in cui si certificava l’impegno inderogabile che coinvolgeva non solo lui, ma decine di altre persone. Per evitare qualsiasi disguido, lo stesso padre Paolo ha anche telefonicamente sentito personalmente gli uffici del Procuratore della Repubblica e quelli del Tribunale di Oristano e tutti coloro che hanno con lui interloquito: hanno garantito espressamente che non esisteva alcun problema e la sua comunicazione formale sarebbe stata messa agli atti. Restiamo ora molto colpiti non solo per le motivazioni che parrebbero giustificare la rilevanza e il taglio dato alla notizia ma, soprattutto, sia per l’insolito trattamento riservato a Padre Paolo da alcuni organi di informazione e sia per l’inaccettabile gogna mediatica a cui è ancora una volta sottoposto questo nostro sacerdote che, come suo dovere e legittimo diritto, ha comunicato tempestivamente e con il massimo anticipo possibile agli organi competenti le proprie oggettive difficoltà e da questi ultimi ha ricevuto assicurazioni circa la legittimità delle motivazioni addotte.

È legittimo pensare  che se -come spessissimo accade nelle aule dei tribunali- ad agire come Padre Paolo, fosse stato qualsiasi altro normale lavoratore laico munito di fondato impedimento professionale, allo stesso non sarebbe stata riservata la stessa rilevanza mediatica e non sarebbero stati utilizzati toni e contenuti tali da ingenerare un istintivo moto di disapprovazione nei confronti dell’interessato e nemmeno sarebbero stati utilizzati titoli e forme espositive maliziose, tali da lasciar intendere un conflitto fra Stato e Chiesa o privilegi indebiti dei quali quest’ultima godrebbe.

A Padre Paolo va la massima solidarietà dell’Arcidiocesi e la gratitudine perché nonostante più volte la stampa lo abbia coinvolto non è mai venuto meno alla fedeltà nei molteplici servizi che gli sono affidati.

Oristano, 08 luglio 2021

 Ufficio Comunicazioni Sociali Arcidiocesi di Oristano