Pastorale diocesana. I nuovi vicariati foranei

La ristrutturazione pastorale, voluta dall’Arcivescovo dopo aver consultato il Collegio dei Consultori e il Consiglio presbiterale, ha dato vita all’accorpamento di alcune foranie con la nascita di sette Vicariati Foranei: anche la denominazione e l’intitolazione è cambiata. Mons. Carboni ha stabilito che i nuovi Vicariati non saranno più legati alla sede parrocchiale di residenza del Vicario, come tradizionalmente accadeva (es. Forania di Isili o di Santa Giusta), ma saranno identificate da un titolo mariano. A dire il vero non è una vera novità: ma un vero ritorno all’antico.

Furono istituiti dopo il penultimo Sinodo diocesano quello del 1962, celebrato in Cattedrale a Oristano dall’Arcivescovo mons. Sebastiano Fraghì all’indomani della solennissima incoronazione del simulacro di Nostra Signora del Rimedio avvenuto il 7 settembre 1952, in piazza Roma a Oristano, per le mani del Legato pontificio il cardinale Tedeschini, inviato dal papa Pio XII, che presenti molti vescovi sardi e tutto il Presbiterio Arborense incoronò, con diademi d’oro, l’antica e veneratissima statua della Madonna, in una affollatissima piazza il 7 settembre 1952. Anche questo ricordo storico e l’intitolazione dei nuovi Vicariati Foranei ricorda e attesta che la nostra diocesi, anzi tutte le Chiese Sarde sono terre profondamente mariane e perciò assolutamente cristiane: questo concetto fu ribadito, con chiare espressioni dal papa san Paolo VI il 24 aprile 1970, nel suo ormai storico pellegrinaggio alla Basilica di Nostra Signora di Bonaria.

I Nuovi Vicariati Foranei hanno, dunque, un titolo mariano che proviene, solitamente, da una venerazione particolarmente sentita nelle comunità parrocchiali del territorio vicariale.

Essi sono:

  • Vicariato Urbano Nostra Signora del Rimedio, nella città di Oristano composto da 8 parrocchie: con sette parroci, 5 vicari parrocchiali e una decina di altri sacerdoti diocesani e religiosi e un diacono permanente. Il titolo proviene dalla Basilica del Rimedio, patrona dell’Arcidiocesi Arborense, situata nella periferia della città di Oristano.
  • Il Vicariato Nostra Signora del Rosario, comprende 11 parrocchie, diffuse nella zona del Mandrolisai e dell’alto Barigadu, con 6 parroci. Il titolo si diffuse in tutta la Chiesa Occidentale, anche in Sardegna, dopo la battaglia di Lepanto. È venerato anche dalle numerose Confraternite omonime che amano e diffondono il Santo Rosario.
  • Il Vicariato Nostra Signora Assunta, che comprende le parrocchie del Sinis e del Campidano di Oristano, è costituito da 12 parrocchie, con 7 parroci e 1 vicario parrocchiale. Venerata non solo nella Pieve di Cabras, ma anche nelle altre comunità, ben prima della definizione dogmatica del 1 novembre 1950.
  • Il Vicariato Foraneo intitolato a Nostra Signora di Bonacattu, nasce dalla fusione di due tradizionali foranie: oggi si compone da 13 parrocchie, con 9 parroci, 1 vicario parrocchiale e 1 diacono permanente. Il titolo è antichissimo, forse uno dei titoli mariani più antichi di tutta la Sardegna: la provenienza bizantina è storicamente accertata. La splendida formella in ceramica di ambito pisano, forse della scuola di Donatello, è custodita nell’omonimo santuario: è straordinaria per arte e per bellezza. Le genti dell’alto Montiferru e del Guilcer le tributano una venerazione toccante e intensissima.
  • Il Vicariato intitolato a Nostra Signora del Sacro Cuore, si estende nel Sarcidano e nell’alta Marmilla e comprende ben 15 parrocchie, con un vicario parrocchiale religioso, un cappellano del carcere e un cappellano dell’ospedale. Il titolo proviene dal celebre santuario di Genoni dove, a metà del ‘800, giunse dalla Francia una statua della Vergine Maria. La venerazione per questo titolo (unico in Sardegna, e perciò ancor più prezioso) coinvolge non solo gli abitanti del paese ma, in qualche modo, molte parrocchie della zona. Il piccolo santuario posto alle falde del monte Santu Antine, un tempo era parte integrante di un antico convento dei Frati Minori, oggi restaurato e ben visibile nelle sue forme architettoniche.
  • Il nuovo Vicariato intitolato a Nostra Signora di Montserrat, si compone di 14 parrocchie, con dieci parroci e 1 vicario parrocchiale. Il titolo proviene dalla famosissima Basilica dell’Abbazia di Monserrat, nelle montagne vicine a Barcellona. La venerazione per questo titolo e per la sua tipica effige che rappresenta la Vergine Maria come una regina seduta in trono, col Figlio Gesù sulle ginocchia, entrambi con un colorito olivastro, da qui l’appellativo morena o morenita (specie in America latina), si diffuse in tutto il regno Aragonese e perciò anche in Sardegna. È molto venerata nel piccolo santuario di Zuradili, sul monte Arci.
  • Infine il Vicariato, anticamente della Barbagia, oggi intitolato a Nostra Signora di Itria comprende le 12 parrocchie arborensi situate nel territorio della Barbagia: le comunità sono servite da 6 giovani presbiteri, tutti diocesani, con la collaborazione di alcuni sacerdoti anziani, dei quali uno svolge il ministero di cappellano dell’ospedale di Sorgono. Questo titolo è di chiara provenienza orientale, la parola Itria sarebbe un accorciamento del termine greco Odighitria (cioè Colei che indica il cammino), è molto diffuso anche in altre zone della nostra vasta arcidiocesi.

I numeri totali sono perciò questi: nei nuovi sette Vicariati operano 54 parroci (alcuni con due o più parrocchie), 9 vicari parrocchiali, due diaconi permanenti, arricchiscono le zone pastorali 6 famiglie religiose maschili, una decina femminili e tre monasteri di clausura. Non sono molte le forze pastorali e spirituali, eppure volendo potremmo fare di più, con speranza e desiderio missionario sarà sufficiente decidere insieme di percorrere il cammino sinodale che i nuovi tempi missionari richiedono.


Per approfondire

VICARI E VICARIATI FORANEI (identità e ministero)

Il Codice di Diritto Canonico, nel Libro II sul Popolo di Dio, specificamente nella parte seconda del Titolo III, sulla struttura interna delle Chiese particolari, dedica un intero capitolo (il VII) ai Vicari Foranei. Già il canone 374 dava la possibilità al vescovo di riunire all’interno della sua diocesi le parrocchie in raggruppamenti minori, variamente denominati (vicariati foranei, decanati etc.). Storicamente parlando, queste particolari circoscrizioni si erano diffuse già dall’VIII secolo; il Codice del 1917 rese i Vicariati Foranei obbligatori per tutte le diocesi del mondo. Il Codice attuale, pur non ritenendole obbligatorie, le favorisce e ne auspica (dove non esistessero) l’istituzione; sempre il Codice rilegge le funzioni del Vicariato e del Vicario evidenziando, accanto ai tradizionali compiti giuridici e amministrativi di vigilanza, la funzione di coordinamento pastorale e di promozione della collaborazione tra parrocchie vicine. Essendo rivestito di potestas vicaria, rappresenta il vescovo nell’intero territorio zonale: come Vicario è il primo collaboratore del vescovo, ma essendo stato segnalato dall’assemblea vicariale dei preti, è diventato il vero rappresentante del Presbiterio foraniale.

Scrutiamo le funzioni del Vicario Foraneo, analizzando brevemente alcuni canoni del Codice di Diritto Canonico (soprattutto il can. 555):

  • 1. Il vicario foraneo, oltre alle facoltà che gli attribuisce legittimamente il diritto particolare, ha il dovere e il diritto: 1° di promuovere e coordinare l’attività pastorale comune nell’àmbito del vicariato; 2° di aver cura che i chierici del proprio distretto conducano una vita consona al loro stato adempiano diligentemente i loro doveri; 3° di provvedere che le funzioni religiose siano celebrate secondo le disposizioni della sacra liturgia, che si curi il decoro e la pulizia delle chiese e della suppellettile sacra, soprattutto nella celebrazione eucaristica e nella custodia del santissimo Sacramento, che i libri parrocchiali vengano redatti accuratamente e custoditi nel debito modo, che i beni ecclesiastici siano amministrati diligentemente; infine, che la casa parrocchiale sia conservata con la debita cura.
  • 2. Il vicario foraneo nell’àmbito del vicariato affidatogli: 1° si adoperi perché i chierici, secondo le disposizioni del diritto particolare, partecipino nei tempi stabiliti alle lezioni, ai convegni teologici o alle conferenze a norma del can. 279; 2° abbia cura che siano disponibili sussidi spirituali per i presbiteri del suo distretto ed abbia parimenti la massima sollecitudine per coloro che si trovano in situazioni difficili o sono angustiati da problemi.
  • 3. Il vicario foraneo abbia cura che i parroci del suo distretto, che egli sappia gravemente ammalati, non manchino di aiuti spirituali e materiali e che vengano celebrate degne esequie per coloro che muoiono; faccia anche in modo che durante la loro malattia o dopo la loro morte, non vadano perduti o asportati i libri, i documenti, la suppellettile sacra e ogni altra cosa che appartiene alla Chiesa.
  • 4. Il vicario foraneo è tenuto all’obbligo di visitare le parrocchie del suo distretto secondo quanto avrà determinato il Vescovo diocesano.

Come chiarito dai canoni il requisito fondamentale del Vicario Foraneo è l’ordinazione sacerdotale: spetta al vescovo nominarlo e affidargli la missio vicaria. Tuttavia, il Codice, ma già le indicazioni conciliari, raccomandano al vescovo di ascoltare il parere dei presbiteri che prestano il loro ministero nel vicariato: non solo i parroci ma tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, che svolgono un qualche ministero nella zona, fanno parte integrante del vicariato. Da questo punto di vista nella diocesi arborense, purtroppo, succede che alcuni preti diocesani e religiosi, non si fanno coinvolgere negli incontri, nelle riunioni e nella vita vicariale: è auspicabile che con la nuova ristrutturazione, che ha visto una riduzione del numero e il conseguente ingrandimento dei vicariati, voluta da mons. Arcivescovo, la collaborazione pastorale sia più diffusa e coinvolga proprio tutti i preti e i religiosi nella collaborazione coi laici.

 

A cura di Tonino Zedda, cancelliere arcivescovile