Inizia l’Avvento: chiamati a vigilare per essere pronti

Una nuova giornata, salutata quella precedente, esige una nuova scelta, perché è una nuova venuta del Signore.

Che stanchezza al solo pensiero che dobbiamo stare sempre vigilanti! Stanca tanto essere sempre svegli. Ma la stanchezza è solo per coloro che vivono la necessità di vegliare per obbligo o per paura. Cioè, quando non c’è di mezzo l’amore. Quando si ama, si è abituati a vigilare. E non sto parlando di quell’innamoramento o di quella passione smisurata che ti occupa completamente la mente, per cui non sei capace di pensare ad altro che all’oggetto del tuo affetto, o della tua brama. Così pare vivessero, appunto, prima del diluvio, ci dice Gesù nel Vangelo della prima domenica di Avvento.

Immancabilmente arriva un imprevisto e travolge tutto, proprio perché non si vigila. Se pensiamo in questo senso alle relazioni, quella è una fase che termina, e relativamente presto. Possiamo rimanerne sorpresi, oppure possiamo vivere nella consapevolezza che in questa vita segnata dal limite, tutto finisce: ogni fine è dunque anche un nuovo inizio. Una nuova giornata, quando abbiamo salutato quella precedente, esige una nuova scelta, perché è una nuova venuta del Signore.

E amare, lo sappiamo, è scegliere ogni giorno la persona amata, nonostante e al di là di tutto. Per fare questo, chi ha fatto esperienza del vero amore, sa che c’è bisogno di essere sempre presenti. In primis a sé stessi, poi all’altro. E diventa un’esigenza del cuore, una condizione di vita, perché, con tutti gli alti e bassi che possono esserci nella nostra vita, l’amore si esplicita e cresce proprio nella nostra consapevolezza di quel che succede dentro e attorno a noi.

La consapevolezza, infatti, è un altro nome della vigilanza. Ed è necessaria sia di giorno, quando le cose si vedono con chiarezza, che di notte, l’ora del ladro, quando facciamo fatica a prendere le misure e a vedere. E scopriamo che Dio sta sia nei giorni che nelle notti della nostra vita, perché lo stile di vita da vigilanti è proprio lo stile dei risorti, di gente capace di vedere la vita vera ovunque e in qualsiasi pagina, anche nella più buia della nostra storia. Vegliare è il verbo del vangelo dell’avvio dell’Avvento. Ma segue subito il verbo venire. Vigilare, aspettare nell’assoluta certezza che Dio viene… e questo basta.

Abbiamo, in questo tempo, un’occasione per eccellenza, pregando sulla Parola, per verificare che sentimenti suscita in noi il pensiero della venuta del Signore. Qual è il nostro primo pensiero? Oddio non sono pronto, aspetta, devo mettere a posto delle cose nella mia vita? Oppure sì, vieni, Signore, ma non troppo presto, aspetta un attimo! Quante e quanti tra noi sono capaci del pensiero spontaneo: ma che bello, vieni Signore a riempire ancora di luce la mia vita? La risposta sta nel cuore di ciascuno di noi e ci dirà molto sull’immagine di Dio che abbiamo nel cuore. Teniamoci pronti dunque, a cambiare questa immagine.

E in questo Avvento saremo porte, passaggi per Lui che, accolto con l’umiltà nel nostro cuore, vuole raggiungere tutto il mondo al quale siamo inviati.

A cura di Agata Pinkosz, missionaria dell’Immacolata – padre Kolbe