Nel suo pontificato di quasi otto anni, Benedetto XVI ha pubblicato tre encicliche. La prima porta la firma del giorno di Natale del 2005, ma è andata alle stampe qualche mese dopo. Questa prima è forse anche la più conosciuta tra le encicliche del pontefice tedesco: Deus Caritas est. É chiaro che ha assunto un significato programmatico di tutto il pontificato di Ratzinger. Benedetto XVI ha ricordato a tutti che Dio è amore, sintesi di tutto il Vangelo, di tutta la sacra scrittura e di tutta la teologia.
Dio è amore è l’obiettivo di tutta la vita cristiana, e l’amore di Dio e del prossimo è il frutto per eccellenza della vita in Cristo e nello Spirito Santo. L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono tutta la legge e tutta la profezia. È evidente che Benedetto XVI ha voluto dare un messaggio forte a tutti, ai cattolici, ai cristiani di altre confessioni, ai teologi, ai vescovi, agli atei: il centro della nostra vita non può che essere l’amore di Dio, perché Dio stesso è amore.
Conseguentemente Benedetto XVI ha pubblicato altre due encicliche: Spe Salvi e Caritas in veritate. Nel pontificato di Ratzinger andrebbe considerata anche la Lumen Fidei, perché iniziata da Benedetto XVI e terminata da Francesco. Una delle poche encicliche della storia della chiesa redatta a quattro mani tra due Pontefici.
Ratzinger ha dedicato le sue encicliche alle tre virtù teologali di fede, speranza e carità, e con questo insegnamento il suo messaggio teologico e catechetico è stato quello di voler riportare la Chiesa alle fonti della vita cristiana. È lo stesso san Paolo che, commentando l’inno alla carità, mette in evidenza questa centralità delle virtù teologali, e in particolare dell’amore agapico, la carità: Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! (1Cor 13,12-13).
A tal proposito non possiamo non ricordare un altro importantissimo documento che può essere considerato una sintesi teologica, spirituale, liturgica e pastorale dell’insegnamento ratzingeriano, ossia l’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, frutto del sinodo dei vescovi sull’Eucarestia del 2007.
Grazie anche a questo prezioso insegnamento, sembra palese il collegamento tra amore (carità), eucarestia e verità. Un legame imprescindibile della vita cristiana, tanto che Benedetto XVI chiama l’Eucarestia il cibo della verità: Gesù è la stella polare della libertà umana: senza di Lui essa perde il suo orientamento, poiché senza la conoscenza della verità la libertà si snatura, si isola e si riduce a sterile arbitrio. Con Lui, la libertà si ritrova. Nel sacramento dell’eucaristia Gesù ci mostra in particolare la verità dell’amore, che è la stessa essenza di Dio. (Sacramentum Caritatis, 2). Sempre nel 2007 Ratzinger dà alle stampe la Spe Salvi, dove ci ha ricordato che …questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Proprio l’essere gratificato di un dono fa parte della speranza. Dio è il fondamento della speranza, non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine (Spe salvi, 21).
E infine, nel 2009, la Caritas in veritate, un’enciclica sullo sviluppo umano integrale, e cioè sulla dottrina sociale della Chiesa. In questa Ratzinger ci ha insegnato che …la maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano, che ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità (Caritas in veritate, 78). Ancora una volta la verità, che non è una teoria, ma una persona, Gesù Cristo, Dio Amore, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Gal 2,20).
Fabrizio Congiu, ofmcap