Prima domenica di Quaresima. Il commento al Vangelo

Il Vangelo    

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. Mt 1, 1-11


Il commento

Cosa rappresenta per il discepolo quel tempo prolungato (quaranta giorni) di Gesù nel deserto? Vorrei partire da questa domanda per provare a entrare nella pagina di vangelo che la liturgia ci presenta in questa prima domenica di Quaresima. Nella tradizione biblica, certamente, il deserto è immagine della prova.

La memoria ci riporta all’esperienza del popolo d’Israele che, liberato dalla schiavitù d’Egitto, impiega ben quarant’anni per attraversare il deserto prima di tornare nella Terra Promessa. Questo lungo cammino servirà a Israele per scoprire che la sua unica fonte di salvezza è Dio, che solo su di Lui deve fare affidamento, anche quando, anzi, soprattutto quando, sembra impossibile andare avanti.

Come un padre amorevole e paziente Dio guida il suo popolo, lo corregge, lo esorta, lo rimprovera, in una parola lo educa a comportarsi da figlio. Con l’arrivo nella Terra Promessa, Israele continuerà a mormorare contro Dio e a disubbidire ai suoi comandi e, nonostante questo, Dio non si stancherà di inviare profeti per ricordargli che solo in Lui troverà pace e pienezza. Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, (…) perché tu possa sapere quello che avevi nel cuore (Dt 8,2).

Anche Gesù, guidato dallo Spirito, prima di iniziare il suo mandato, vive un tempo prolungato di preghiera e silenzio nella solitudine del deserto. Nel dialogo tra Gesù e il tentatore si evince molto chiaramente che la Parola di Dio può essere strumentalizzata per qualsiasi scopo, anche contrario alla volontà di Dio (quante guerre sante nel corso della storia!). Per Gesù, quindi, si pone il dilemma: agire come figlio obbediente alla volontà del Padre o come i progenitori che vogliono realizzarsi facendo a meno di Dio? (I lettura)

A questa domanda non è possibile dare una risposta definitiva perché ogni giorno, più volte al giorno, la vita ci mette di fronte alla tentazione. Anche Gesù è stato continuamente tentato nel suo cammino. Il rischio che corriamo è che il susseguirsi ininterrotto dei giorni, delle settimane, dei mesi e degli anni, mascherato con una spruzzata di religiosità, nutrita di buone pratiche e slogan evangelici, ci conduca a realizzare quel desiderio di onnipotenza (sareste come Dio), facendo a meno di Dio.

Allora, per tornare alla domanda iniziale, quel periodo prolungato di silenzio, penitenza e preghiera nel deserto può rappresentare la possibilità di ritagliarsi un congruo tempo di esame interiore, utile (se non indispensabile) a verificare quali siano le profonde motivazioni che guidano le nostre scelte di vita. È importante, quindi, che ogni discepolo che desideri seguire i passi di Gesù, si sforzi di trovare questo tempo, a seconda delle proprie possibilità. E sarà lo Spirito stesso a indicare la strada! Il tempo di Quaresima appena iniziato ci invita a fermarci e a guardare dentro noi stessi, con l’aiuto dello Spirito, per fare luce sul desiderio di pienezza, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore.

A cura di Sebastian Madau, docente IRC

Pubblicato su L’Arborense n. 7 del 2023