Quaresima: chi sei? A cosa servi? Belle domande: le risposte, teoricamente sono semplicissime. Eppure per non essere banali, è necessario riflettere e fare sintesi. La Quaresima tecnicamente si può definire come il tempo di Quaranta giorni in preparazione alla Pasqua. Questa è la definizione che anche i più lontani conoscono. 40 giorni per arrivare a una vita rinnovata a immagine del Signore che risorge.
Il Tempo di Quaresima possiamo paragonarlo a un vero e proprio cammino, un itinerario battesimale, nel senso che aiuta a mantenere sveglia la consapevolezza che l’essere cristiani si realizza sempre come un nuovo diventare cristiani: non è mai una storia conclusa che sta alle nostre spalle, ma un cammino che esige sempre un esercizio nuovo: disse in modo sapiente il santo Padre Benedetto XVI.
Tecnicamente la Quaresima decorre dal Mercoledì dalle Ceneri fino alla Messa in Coena Domini del Giovedì santo esclusa. In questo modo, il Tempo quaresimale è distinto dal Triduo Pasquale. Inoltre, nel computo dei 40 giorni non entrano mai le domeniche, che sono e rimangono celebrazioni e memoriali della Pasqua del Signore (non si può far finta che Gesù non sia già morto e risorto). Poiché gli impegni, gli affanni e le preoccupazioni ci fanno ricadere nell’abitudine, ci espongono al rischio di dimenticare quanto straordinaria sia l’avventura nella quale Gesù ci ha coinvolti, abbiamo bisogno, ogni giorno, di iniziare nuovamente il nostro esigente itinerario di vita evangelica, rientrando in noi stessi mediante pause ristoratrici dello spirito.
Con l’antico rito dell’imposizione delle ceneri, la Chiesa ci introduce nella Quaresima, come in un grande ritiro spirituale di quaranta giorni, che vuole rafforzare la preghiera e il sentimento dei fedeli e ricordare le sofferenze e il sacrificio di Gesù verso l’uomo. Entrando nel tempo Quaresimale La sacra liturgia ci invita a rinnovare e ravvivare il nostro cuore le disposizioni con cui durante la Veglia Pasquale rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo. Credo che si possa dire che la Quaresima è il tempo privilegiato della conversione, del combattimento spirituale, del digiuno medicinale e caritativo.
La Quaresima è necessariamente un tempo di ascolto della Parola, di una catechesi più approfondita, che richiama i fedeli delle nostre comunità parrocchiali agli impegni battesimali, in preparazione alla Pasqua. Battezzati nella morte e risurrezione di Cristo, siamo invitati a vivere nel rispetto di alcune norme morali, seguendo non una legge astratta, ma l’esempio del Signore Gesù Cristo. Il ciclo festivo di quest’anno ci invita a riflettere sul Battesimo, perché tutti coloro che riceveranno il Battesimo, sepolti insieme con Cristo nella morte, con lui risorgano alla vita immortale (preghiera di benedizione dell’acqua nella Veglia pasquale). Per questo sono 40 i giorni: perché è un cammino compiuto, un tempo adatto per fare questo percorso.
Il numero 40 nella Bibbia ha sempre significato un tempo completo, in cui si esce diversi da come si è entrati. Per aiutarci in questo cammino, molto presto questo tempo prese la forma di una preparazione penitenziale alla celebrazione della morte-risurrezione di Gesù. Il digiuno osservato durante questi giorni non era che una estensione al lunedì, al martedì e al giovedì, del digiuno osservato durante tutto l’anno, al mercoledì e al venerdì; a Roma vi si aggiungeva il sabato.
La Quaresima incomincia con il rito dell’imposizione delle Ceneri sul capo. Questo rito, segno di dolore e di penitenza, è attestato già nell’Antico Testamento. La benedizione e l’imposizione delle Ceneri hanno luogo dopo l’omelia che chiude la liturgia della Parola: e si tratta di una vera celebrazione penitenziale. L’imposizione delle ceneri si faceva con la formula: ricordati che sei polvere e in polvere tornerai (cf. Gn 3,19). Dopo la Riforma si può dire: convertitevi e credete al vangelo. L’accento è dunque messo sulla conversione più che sulla considerazione del carattere mortale dell’uomo. Ecco il significato profondo della Quaresima: un tempo per rivivere, un tempo per rinascere.
A cura di mons. Tonino Zedda, cerimoniere diocesano