Solennità dell’Ascensione. Il commento al Vangelo

Il Vangelo 

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Mt 28,16-20


Il commento

Oggi ci vengono presentati gli ultimi versetti del vangelo secondo Matteo che possono essere considerati come l’inizio della storia della Chiesa: infatti, a differenza dei racconti di Luca e di Giovanni che narrano la manifestazione del Risorto a Gerusalemme, Matteo lo presenta in Galilea.

Prima di questo incontro, Matteo racconta la manifestazione di Gesù alle donne giunte al sepolcro: il Risorto le rassicura, le invita a gioire e ad annunciare ai discepoli di recarsi in Galilea (Mt 28,10). Gli undici discepoli così fanno. Sono undici ma avrebbero dovuto essere dodici.  È un gruppo ferito: Giuda se ne è andato perché ha ritenuto che Gesù fosse un pericolo per la religione e per la vita del suo popolo, aveva coltivato le sue convinzioni, resta deluso nei suoi sogni di gloria e ha consegnato Gesù alle autorità religiose. Ma anche gli altri non sono stati modelli di fedeltà: siamo quindi di fronte a un gruppo segnato da debolezze, da paure, da incapacità a comprendere e a seguire il Maestro.

Questa è la comunità alla quale il Risorto affida la missione di cambiare il mondo. Un gruppo molto fragile e debole.  La Chiesa, fin dall’inizio, è una comunità di persone indubbiamente innamorate di Gesù ma comunque molto debole: fugge, rinnega, dubita, crede. In questo gruppo di undici discepoli ci identifichiamo anche noi. Il piccolo gruppo dei discepoli, per cambiare il mondo, deve vedere la luce del Risorto; è qui il fulcro dell’insegnamento di oggi: i nostri occhi devono aprirsi e vedere il Risorto affinché possiamo compiere la scelta del vero uomo che ci propone Gesù. Ma dove avviene l’incontro con il Risorto? Bisogna andare in Galilea.

La Galilea è il luogo dove i discepoli hanno incontrato per la prima volta Gesù, sono stati con lui per tre anni e in quel luogo si è svolta la vita pubblica del loro Maestro: in Galilea Gesù ha rivelato il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo riuscito del Figlio di Dio. La Galilea richiama quindi tutta l’esperienza vissuta con Gesù, ma se non si contempla il volto di Dio e di uomo riuscito, non si può arrivare a vedere il Risorto. Qualcuno vuole le prove per credere alla risurrezione, per capire qualcosa di più di Gesù: ma si deve partire dalla Galilea, dalla conoscenza di un Gesù che si è presentato e si è fatto vedere.

Non basta andare in Galilea e conoscere questo Gesù di Nazareth: è necessario salire sul monte, e non su uno qualunque, ma su quello che lui ha indicato, quello in cui il Risorto dà l’appuntamento. L’evangelista Matteo, sin dall’inizio del suo Vangelo, ci presenta questa montagna, sulla quale Gesù conduce tutti coloro che vogliono conoscere la sua proposta di uomo: è il monte delle Beatitudini. Solo dopo aver conosciuto Gesù, ciò che ha detto e fatto, possiamo scegliere di salire su quel monte, cioè accogliere la sua proposta di uomo.

Affidandoci al Signore, nonostante le nostre debolezze, potremo svolgere la nostra missione e cioè cambiare il mondo compiendo la scelta giusta che è quella di amare e donarsi per gli altri.

A cura di don Simon Pedro, parroco di Paulilatino