Già nella primissima comunità, quella guidata dagli apostoli, ben presto nacquero carismi e ministeri a opera dello Spirito Santo.
Questi ministeri furono legati, alcuni al governo della comunità (che poi saranno riconosciuti come parti connesse alla Liturgia e al sacramento dell’Ordine), altri all’edificazione e al servizio dei più bisognosi. Con la riforma voluta dal Vaticano II, operata da Paolo VI e completata da papa Francesco, i ministeri tornano a essere legati non solo al sacramento dell’Ordine ma alla dimensione battesimale e, perciò, laicale della Chiesa. Questi ministeri, fondamentalmente laicali, vengono però, ancora oggi, richiesti come tappe formative in preparazione all’esercizio dell’Ordine Sacro; è normativo che ogni candidato li eserciti, per un tempo determinato, prima di ricevere il diaconato.
Nel cammino formativo verso il sacerdozio i ministeri sono come tappe che aiutano il seminarista a discernere la chiamata e a rispondervi generosamente, configurandosi al Cristo profeta (lettorato) e al Cristo servo (accolitato). Il ministero dell’Accolitato è, dunque, l’ultima tappa prima del diaconato e del presbiterato.
Il termine accolito deriva dal greco akolythos. La forma verbale corrispondente significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Il ministero dell’Accolitato è un servizio all’Eucaristia e perciò all’Altare. Nel rito dell’istituzione dell’Accolito, la Chiesa invoca sul candidato una speciale benedizione, perché possa compiere fedelmente il suo servizio, conformando sempre più la propria vita al sacrificio eucaristico, così da offrirsi, ogni giorno in Cristo, come sacrificio spirituale a Dio gradito, amando sinceramente il Corpo mistico del Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi. Il ministero dunque è un compito, una missione precisa da svolgere all’interno della Chiesa e non un’attribuzione onorifica.
L’accolito vive questa chiamata tra i momenti liturgici e i momenti concreti del suo quotidiano (il Cristo dell’Altare e il Cristo presente nel fratello specie se bisognoso). L’esercizio del ministero lo aiuta a partecipare attivamente nella liturgia, a vivere una vita spirituale sempre più intensa, a maturare nella consapevolezza e a dare testimonianza con la vita.
L’Accolito è chiamato ad aiutare il presbitero e il diacono durante le azioni liturgiche. S’impegna a rendere un servizio alla comunità concreta, dove il vescovo lo invia, donando tempo, disponibilità e impegno. Il suo servizio non si limita solamente alla celebrazione liturgica, ma va anche fuori portando ai fedeli ciò che ha attinto dall’Altare.
Così cerca di farsi strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei confronti delle persone più bisognose, deboli, povere e malate attuando il comando di Gesù agli apostoli, durante l’ultima Cena: amatevi l’un l’altro, come io ho amato voi. Durante l’esercizio del ministero liturgico, l’accolito dovrà indossare come veste tipica del suo ministero l’alba o il camice bianco.
A cura di mons. Tonino Zedda, cerimoniere diocesano
Pubblicato su L’Arborense n. 20 del 4 giugno 2023