Francesco Soru di Bauladu ha ricevuto il ministero dell’Accolitato

La nostra Arcidiocesi, venerdì 26 maggio, ha celebrato l’importante evento del conferimento del ministero dell’accolitato al seminarista Francesco Soru della parrocchia di San Gregorio Magno in Bauladu. L’istituzione è avvenuta nella chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo di Oristano.

È un rito che tocca tutta la nostra Chiesa diocesana, come ha sottolineato l’Arcivescovo all’inizio della solenne concelebrazione eucaristica. La dimensione ecclesiale del conferimento di questo importante ministero è dimostrata dalla grande partecipazione dei fedeli delle parrocchie di Bauladu, San Paolo Apostolo di Oristano e San Pietro Apostolo di Silì, comunità in cui Francesco vive l’attività di formazione pastorale col parroco don Matteo Ortu.

Nell’omelia, l’Arcivescovo Roberto ha individuato tre parole chiave per descrivere l’accolito e la sua identità: dono, servizio, comunione.

Il ministero dell’Accolitato mette a stretto contatto chi lo riceve con l’Eucaristia che, ricorda l’Enciclica Ecclesia de Eucharistia di San Giovanni Paolo II: La Chiesa ha ricevuto da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di sé stesso. L’Arcivescovo ha ribadito a Francesco come l’accolito riceva questo grande dono fra le mani e non possa tenerlo per sé stesso, ma abbia il compito di donarlo a sua volta al popolo di Dio, diventando lui stesso dono. In questo ci aiuta la liturgia dell’istituzione quando nell’esortazione ai neo accoliti viene detto: Cercate di comprenderne il profondo significato per offrirvi ogni giorno in Cristo come sacrificio spirituale gradito a Dio. Il ministro legato all’Eucaristia diventa, per usare un’immagine del Vangelo di Giovanni, come quel ragazzo che porta cinque pani d’orzo e due pesci che verranno poi distribuiti alla folla (Gv 6,9).

Seconda parola centrale: servizio. Francesco partecipa dello spirito di servizio che anima la Chiesa dalle sue origini, come ricorda la Lettera Apostolica Ministeria quaedam del papa San Paolo VI: Fin dai tempi più antichi furono istituiti dalla Chiesa alcuni ministeri al fine di prestare debitamente a Dio il culto sacro e di offrire, secondo le necessità, un servizio al popolo di Dio. Il cuore, il senso vero di un ministero è la sua natura: il servizio. I ministeri istituiti e quello ordinato nella Chiesa non sono una fonte di potere. Il servizio, forse, è peculiarità dell’identità stessa del cristiano. Ne troviamo una conferma in una riflessione fatta da papa Francesco a Santa Marta: La vita cristiana è per servire. Ed è molto triste vedere cristiani che all’inizio della loro conversione o della loro consapevolezza di essere cristiani, servono, sono aperti per servire, servono il popolo di Dio e poi, invece finiscono per servirsi del popolo di Dio. Questo fa tanto male, tanto male al popolo di Dio. Per vivere al meglio il servizio, l’Arcivescovo ha presentato a Francesco l’unico, vero modello: Gesù che si fa servo.

La terza parola che incontriamo è comunione. L’accolito non può essere uomo che vive da solo, slegato dagli altri, che si fa padrone dell’Eucaristia. Al contrario dev’essere uomo di relazione, che vive ogni giorno il senso delle parole dell’esortazione: Non dimenticate che, per il fatto di partecipare con i vostri fratelli all’unico pane, formate con essi un unico corpo.

Nel Rito di istituzione dell’accolito sono presenti queste tre dimensioni. Prendiamo per esempio la preghiera di benedizione. Troviamo la realtà del dono: Padre clementissimo, che per mezzo del tuo unico Figlio, hai messo l’Eucaristia nelle mani della Chiesa, che continua a chiamare uomini perché non sia riservato a pochi. Le parole servizio e ministero, poi, sono centrali in tutto il rito tanto da essere citate tre e cinque volte. Sempre nella preghiera di benedizione la realtà del servizio si declina in comunione con i fratelli: Fa’ che, assidui nel servizio dell’altare, distribuiscano fedelmente il Pane della Vita ai loro fratelli.

Nel rito sono fondamentali i gesti esplicativi che concretizzano le tre realtà. Al nuovo accolito vengono consegnati il calice col vino e la patena col pane. Questi segni esprimono la sua vicinanza al mistero eucaristico e anche il suo impegno nel servizio alla mensa del Signore e della Chiesa. In questi riti leggiamo l’intima unione tra liturgia e vita: dal rapporto spirituale con l’Eucaristia, l’accolito è l’uomo che va verso gli altri e si pone al loro servizio, come un giorno Cristo con gli Apostoli.

A cura di Giovanni Licheri

Pubblicato su L’Arborense n. 20 del 4 giugno 2023