Evangelizzazione digitale: ecco il programma per il nuovo anno formativo

Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana: è questo il tema scelto da papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2024. Un tema che evidenzia come l’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale rende sempre più naturale comunicare attraverso e con le macchine, in modo che è diventato sempre più difficile distinguere il calcolo dal pensiero, il linguaggio prodotto da una macchina da quello generato dagli esseri umani. Come tutte le rivoluzioni, anche questa basata sull’intelligenza artificiale, pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino anche la solitudine di chi già è solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra persone può dare. È importante guidare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi, perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione che si vanno ad affiancare a quelle dei social media e di Internet. È necessario che la comunicazione sia orientata a una vita più piena della persona umana. Di fronte, dunque, a un’umanità che si interroga sull’uso delle nuove tecnologie, soprattutto quelle inerenti all’intelligenza artificiale (IA), il pensiero teologico è obbligato a dare il suo contributo: Occorre specificare e giustificare ideali metafisici, etici e teologici; con questi presupposti, si potrà valutare in modo normativo l’impiego delle nuove tecnologie come mezzo per raggiungere quegli ideali.


L’evangelizzazione digitale

La Digital age costringe la teologia a uscire dai dibattiti tradizionali sulla natura dell’umanità; nascono nuovi interrogativi: ci stiamo avviando verso un futuro in cui scomparirà la distinzione tra naturale e artificiale? Quali saranno le conseguenze morali di questa nuova consapevolezza del mondo? In un contesto di adorazione divina dell’IA, come evitare la marginalizzazione del cristianesimo? In collaborazione con l’Istituto Diocesano di Formazione Teologico-Pastorale, l’Ufficio diocesano per l’Università, la Cultura, e l’Evangelizzazione Digitale, guidato da don Giuseppe Pani, propone due percorsi per sviluppare una coscienza critica delle nuove tecnologie. L’approccio degli incontri non sarà apocalittico, ma integrato: l’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie hanno migliorato, in molti settori, la qualità della nostra vita. La convinzione è quella che la Chiesa abbia bisogno di un upgrade, un aggiornamento, cioè, in grado di interagire con la ricerca di fede di tante persone, di aprire un dialogo personale con ciascuno, di costruire una nuova forma di comunità che consideri l’importanza dell’infosfera, soprattutto del cyberspazio. Lo si potrà realizzare quando si considererà la tecnologia non soltanto uno strumento, ma anche un luogo filosofico, teologico, educativo e spirituale.


Primo percorso: L’anima della tecnologia

La teologia, la catechesi non possono esimersi dal prendere sul serio la dimensione costitutivamente tecnica dell’umano. È necessario un pensiero che sappia dire Dio al tempo della tecnica, in forme trans-disciplinari (secondo l’indicazione di Veritatis Gaudium, n., 4c), ma senza dimenticare che Egli si manifesta a noi prima di tutto in realtà umane elementari: una vita, una storia, una croce (S. Morandini).

Occorre, poi farsi carico di una nuova società, la società dell’informazione, che oggi possiede molte più forme e significati. Esperti di vari ambiti, infatti, non riescono più a trovare un concetto unico di informazione che sia soddisfacente: prevale il disaccordo. È evidente anche il problema legato all’educazione digitale: le relazioni odierne sono eccessivamente virtuali, superficiali rispetto ai concetti di etica e prossimità.

Ogni decisione morale, invece, pur toccando il soggetto nella sua sfera più intima, possiede una tale forza pubblica da coinvolgere la catena di relazioni in cui vive. L’agire del singolo influisce sulla vita degli altri, visto che a caratterizzarne l’esistenza è l’interdipendenza.


Secondo percorso: Cyberbullismo, quando il bullismo viaggia nella rete

Il bullismo è una forma di oppressione continuata e reiterata nel tempo, in cui la vittima sperimenta, per opera di uno o più coetanei, una condizione di sofferenza e di emarginazione.

Un fenomeno che può, in modo diretto o indiretto, influire sul benessere psicologico e sociale del bambino o dell’adolescente e produrre effetti che si protraggono nel tempo comportando rischi evolutivi tanto per chi agisce le prepotenze (incorrere in condotte anti sociali), quanto per chi le subisce (caduta dell’autostima, depressione, solitudine). Il bullismo non riguarda esclusivamente la diade bullo-vittima, in quanto il prevaricatore si avvale del supporto dei fedelissimi, dell’indifferenza dei compagni che non intervengono o che, con il proprio comportamento (verbale, non verbale e paraverbale), rinforzano le sue azioni.

Accanto alle tradizionali forme di bullismo si sta diffondendo una nuova forma di prevaricazione: il cyberbullismo. Tale fenomeno si riferisce ad azioni aggressive e intenzionali, eseguite persistentemente attraverso strumenti elettronici (internet e smartphone), con il deliberato obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi. Internet è un mondo che oltre a offrire numerose opportunità cela anche altrettanti rischi che possono essere evitati con la messa in atto di comportamenti protettivi. Basti pensare al sexting, ovvero all’invio di foto e video di nudo o seminudo, nel quale il minore si espone a rischi sia per la propria web-reputation che a fenomeni di cyberbullismo. Oggi è necessario diffondere una cultura della consapevolezza, della sicurezza e della legalità. Internet, e le nuove tecnologie in generale, sono parte integrante del percorso di sviluppo e di crescita. È un diritto e un dovere di tutti fare in modo che anche questo nuovo mondo, benché definito virtuale, ma con importanti ricadute nella vita quotidiana, sia vissuto come un’esperienza positiva.


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