Martedì 28 maggio è stata riaperta al pubblico la cappella del Seminario Arcivescovile, rimasta chiusa sette mesi per poter effettuare quei lavori di restauro resisi necessari per il diffuso degrado della volta, delle murature e dei dipinti, innescato dal naturale invecchiamento dei manufatti. Un restauro reso possibile grazie a un finanziamento dell’Assessorato Beni Culturali della Regione Sardegna.
Alla presenza di mons. Roberto Carboni, delle autorità, dei rappresentanti del Clero arborense e della stampa, e di amici del Seminario, l’inaugurazione è avvenuta con una cerimonia culminata con la benedizione della cappella da parte dell’Arcivescovo.
Mons. Alessandro Floris, rettore del Seminario, accogliendo i convenuti ha manifestato tutta la sua soddisfazione nel rivedere riaperto il cuore del Seminario: Siamo molto legati agli immensi spazi del Seminario ma la cappella è il cuore di tutta questa grande struttura. Ha un significato molto profondo per la vita del Seminario e per chi l’ha abitato sino a oggi e ha una bellezza particolare per i suoi dipinti e i suoi arredi: sono felice perché da oggi torna a disposizione della città e dell’Arcidiocesi.
Il progetto di restauro e l’équipe tecnica che ha realizzato gli interventi sono stati guidati da Silvia Oppo che, dopo aver ringraziato l’Arcivescovo e il Rettore per la fiducia accordatale, ha presentato la funzionaria storica dell’arte Maria Passeroni, della Soprintendenza, e la funzionaria restauratrice Georgia Toreno, protagoniste di una costante supervisione dei lavori. La direttrice ha prima fatto un excursus storico sulla cappella e poi presentato quanto operato per la riqualificazione della stessa.
Il nuovo Seminario, edificato nella sua parte centrale e orientale, fu inaugurato nel 1794 dall’arcivescovo Giuseppe Luigi Cusano ma ben lontano dall’essere concluso. Solo l’opera di Giovanni Maria Bua, Arcivescovo arborense del primo Ottocento, rese possibile l’effettivo completamento delle strutture. Mons. Bua coinvolse nei suoi progetti il giovane architetto Giuseppe Cominotti che guidò la costruzione dell’ala occidentale del Seminario, progettata a più riprese ma fino a quel momento mai realizzata. Per esigenze di spazio, si stabilì di edificare una cappella nel sito dove dal Capitolo della Cattedrale era stato eretto un oratorio per il suffragio delle anime purganti. Fu così realizzato il braccio nord che, in un unico volume, conteneva al piano terra la cappella, la Sacrestia e l’alloggio del direttore spirituale, mentre al primo piano fu ubicata la biblioteca. La cappella di forma rettangolare, coperta a botte, è affiancata nel lato lungo da due piccoli ambienti destinati a sacrestia, coperti da volte a botte con teste di padiglione. Le decorazioni e gli arredi liturgici della Cappella, ha spiegato l’architetto Oppo, risalgono al 1886 come testimonia l’iscrizione riportata alla base dell’altare marmoreo che, insieme alla balaustra, al pulpito e agli angeli reggi-candelieri, costituiscono un insieme d’arredo funzionale e decorativo. Al centro, sopra l’altare, è posizionato il grande dipinto di forma ovale raffigurante la Beata Vergine Immacolata con gli angeli, un’opera di Giovanni Marghinotti considerato uno tra i più rappresentativi pittori sardi del XIX secolo, e autore anche dei dipinti che impreziosiscono le pareti della Cappella.
Poi ha preso la parola il restauratore Giorgio Auneddu Mossa che con tanta emozione ha descritto i passaggi più importanti del lavoro di restauro: Con il recupero storico abbiamo riportato alla bellezza originale questa splendida cappella del Seminario tridentino. Grazie al recupero dei pigmenti applicati a secco, abbiamo fermato un degrado progressivo, riportando alla bellezza le cromie anche delle pareti che erano sovrapposte da tante stratigrafie e da tanti colori non originali. Abbiamo recuperato la sacrestia: diverse parti erano chiuse con mattoni di paglia e siamo riusciti a recuperare anche l’arco, che è ancora molto funzionale e intatto, facendo comunicare i due ambienti. Tutto, di questa Cappella, è tornato a splendere come nel passato.
Infine, prima della benedizione con cui è stata ufficialmente restituita all’Arcidiocesi e alla città la Cappella, è intervenuto l’Arcivescovo Roberto: È vero che noi, come Chiesa diocesana, siamo i custodi di questa Cappella ma tutti, in questo luogo, devono sentirsi a casa. Definirei questo luogo con tre parole: un luogo di incontro, di vita, di partenza. Un luogo di incontro e di vita perché qui, nei tanti anni, sono passati molti sacerdoti, molti vescovi, oltre tanti laici, uomini e donne che qui venivano a pregare. Pensiamo a quante persone in questo luogo hanno confidato all’Immacolata i propri pensieri, i progetti, le personali difficoltà: chissà quante decisioni prese per la propria vita e per la propria vocazione. Qui in tanti hanno rafforzato la propria convinzione a proseguire nel cammino verso il sacerdozio, altri magari hanno trovato la forza e il coraggio per dedicarsi ad altri progetti di vita. Lo definisco, inoltre, un luogo di partenza perché da questa cappella sono partiti coloro che dovevano essere ordinati: alcuni vescovi, alcuni sacerdoti qui si preparavano per poi recarsi in Cattedrale. È qui che si riunisce con il suo vescovo il Presbiterio il Giovedì Santo per recarsi in processione in Cattedrale per la Messa Crismale. Mi auguro che questo luogo di bellezza e di preghiera possa essere ancora a luogo un luogo di vita e di partenza per tanti.