Martedì 28 maggio l’Ammissione tra i candidati all’Ordine Sacro di Matteo Lutzu

Martedì 28 maggio, la Chiesa Arborense ha accompagnato con la preghiera e l’affetto il seminarista Matteo Lutzu e la sua comunità parrocchiale di sant’Efisio: il nostro giovane seminarista, infatti, è stato Ammesso agli Ordini Sacri alla presenza dell’Arcivescovo. Un passaggio rituale, prezioso perché raro, a causa del drammatico calo numerico dei candidati all’Ordine Sacro. Eppure la nostra Arcidiocesi, celebrando questo significativo rito, torna a sperare e a rallegrarsi, come ha fatto recentemente con l’ordinazione diaconale di don Marco e di don Francesco: è un gesto semplice con cui la comunità ha accolto la richiesta di Matteo di essere riconosciuto come candidato al ministero del diaconato e del presbiterato, e di confermare il suo impegno di perseverare nella vocazione per essere autentico apostolo del vangelo (cfr. preghiera di benedizione).

Un rito semplice ma tanto coinvolgente

Il Libro liturgico Pontificale Romano, che contiene i riti per il conferimento dei tre gradi dell’Ordine Sacro, presenta anche la piccola ma significativa azione liturgica da celebrare, obbligatoriamente, prima di ricevere il sacramento dell’Ordine. Il rito non prepara però semplicemente il primo grado ma tutto il sacramento. Il titolo spiega il significato profondo del rito: si tratta di una celebrazione per l’ammissione (di un uomo) quale candidato all’Ordine sacro. Come ogni rito, anche questo è preceduto da alcune premesse, interessanti ed esplicative, dalle quali si deduce il significato profondo di un passaggio rituale fortemente voluto dal Vaticano II, nel grande disegno della Riforma liturgica.

Questo rito è nuovo nella storia della Chiesa: prima della Riforma esisteva una cerimonia attraverso la quale si entrava nello stato clericale (in sacris), il rito era chiamato tonsura e consisteva nel taglio di cinque ciocche di capelli al seminarista, da parte del vescovo (o di un suo delegato). Con quest’atto il seminarista tonsurato da laico diveniva chierico e acquistava tutti i diritti e doveri del nuovo stato: questo rito è stato abolito. Oggi si entra nello stato clericale con la ricezione del diaconato, e si diventa chierici. Definire oggi i seminaristi, studenti di teologia, come chierici è inesatto perché non corrisponde alla verità. Le premesse indicano che il Rito di Ammissione debba essere celebrato quando risulti che il proposito degli aspiranti all’Ordine sacro abbia raggiunto una sufficiente maturazione, sotto i molteplici punti di vista: umano, affettivo, vocazionale e teologico. Il rito, nella sua semplicità, ha un grandissimo valore spirituale sia a livello personale (per il candidato) che ecclesiale: è un vero momento ufficiale di discernimento vocazionale che la Chiesa compie, attraverso il ministero del Vescovo.

Le varie componenti della comunità ecclesiale sono coinvolte nell’opera di discernimento, non solo i formatori e il vescovo, ma tutta la comunità deve essere coinvolta nel discernimento e nella scelta dei candidati agli ordini del diaconato (anche permanente), del presbiterato e dell’episcopato: si è candidati non a un grado, ma all’intero sacramento dell’Ordine. Gli aspiranti devono manifestare pubblicamente il loro proposito di ricevere l’Ordine sacro. Per evidenziare il fatto che col rito si rimane laici i candidati rivestono i consueti abiti civili. L’Ammissione si può celebrare in qualsiasi giorno: assume una grande valore il fatto che si celebri al cospetto del Presbiterio o almeno di una parte di esso; data l’indole particolare, questo rito non si può mai unire con il conferimento degli Ordini sacri o con l’istituzione dei ministeri.

Auguri Matteo: siamo vicini alla tua gioia e al tuo impegnativo cammino vocazionale.