Omelia Convegno Catechistico Regionale

16-02-2020

OMELIA CONVEGNO CATECHISTICO REGIONALE

Arborea, 16 febbraio 2020

 

Cari fratelli e sorelle,
la celebrazione che stiamo vivendo conclude una giornata impegnativa che vi ha visto riflettere su un tema importante e necessario per il cammino della nostra Chiesa: “tutti siamo diversi”.

I relatori che si sono susseguiti durante la giornata ci hanno permesso di approfondire la nostra riflessione, stimolare un nuovo atteggiamento e aiutarci tutti ad “allargare l’orizzonte” dove l’incontro, la relazione specialmente con i piccoli e con coloro che presentano diversità e disabilità si incammina decisamente verso la prospettiva dell’accoglienza e della integrazione.

Facendo memoria dunque di quanto avete ascoltato oggi, desidero rivolgere questa mia breve meditazione alla Parola di Dio che illumina il nostro cammino e la nostra giornata. Mi pare che il vangelo affronti un tema centrale che Gesù stesso ha affrontato e con il quale anche noi dobbiamo in qualche modo confrontarci. Si tratta del rapporto tra Gesù e la Legge mosaica, tra il cristianesimo e le tradizioni che vengono dal giudaismo. Per noi oggi possiamo tradurre questo tema nel rapporto che abbiamo tra molte tradizioni e la novità del vangelo che ci spinge a metterci continuamente in cammino, a cercare nuove strade di evangelizzazione e di annuncio del Regno di Dio.

In questo senso anche il tema che vi ha visto impegnati in questa giornata può trovare la sua collocazione, dato che esso spinge a nuove prospettive, all’integrazione, al cambiamento di stile di annuncio.

Il tema del rapporto tra la Legge antica e la novità del vangelo, o tra Gesù e la legge è stato un tema che la primitiva comunità cristiana, proveniente in gran parte dal giudaismo, ha dovuto affrontare con decisione. Tutti ricordiamo il momento critico della primitiva comunità
che si risolve nel cosiddetto Concilio di Gerusalemme (Atti 15, 23-29), dove gli apostoli, guidati da Pietro arrivano a comprendere attraverso anche l’episodio della conversione di Cornelio, come lo Spirito Santo spinge la Chiesa verso nuovi orizzonti, chiedendo di trovare una nuova strada e in definitiva affrancandosi dalle tradizioni e imposizioni del giudaismo.
San Paolo affronterà questo tema apertamente, anche sfidando Pietro (Galati 2,15) e facendo comprendere come non era possibile mantenere ambiguamente l’obbligo della ritualità farisaica e l’annuncio della libertà portato da Cristo.
Nel brano del vangelo di oggi c’è forse un eco di questa situazione della primitiva comunità cristiana che si chiede: cosa facciamo della Legge antica? Come ci dobbiamo rapportare ad essa? Come si è comportato Gesù nei confronti della Legge?

La risposta di Matteo è che Gesù porta in sé stesso il completamento e superamento della Legge. Infatti Gesù è colui che è stato annunciato dai Profeti (dunque realizza, porta a compimento la legge nella Sua venuta, nella Sua persona). Al tempo stesso Gesù ha osservato la Legge (che è dono di Dio e data per l’incontro con Dio) facendone emergere il vero senso profondo.
Possiamo dire dunque che in Gesù, e nel suo insegnamento, nel suo vangelo, vi è compimento della Legge ma anche superamento.
Gesù stesso dà la Chiave di lettura per i suoi discepoli: Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e farisei non entrerete nel regno dei cieli” (Mat 5,18).

Cosa vuole dire Gesù? Cosa è questa “giustizia” di cui parla? Potremmo tradurla: Se il vostro modo di entrare in relazione con Dio è basato solo sulla “osservanza di precetti, di regole”, solo su qualche cosa che “voi dovete fare” ma senza lasciar spazio a Dio, alla sua novità, non entrerete nel Regno dei Cieli.

In seguito Gesù esemplifica alcuni temi molto importanti per farci capire come deve avvenire questo passaggio dalla “giustizia di scribi e farisei” e il modo nuovo, evangelico di ascoltare i comandamenti di Dio.
Indica il tema del non uccidere: È stato detto… ma io vi dico: Gesù non annulla quanto detto prima, ne fa vedere la profondità, l’ampiezza maggiore.” Ma io vi dico… Si tratta del nuovo modo di entrare in relazione con le persone, di intendere la relazione (quindi il tema della riconciliazione, il tema dell’uso delle parole non per ferire ma per costruire).
Il tema della relazione uomo-donna, dell’adulterio. Anche qui Gesù fa fare dei passi in avanti, dove è implicato tutto l’uomo e non solo degli atti esterni. Parla del desiderio, della purificazione del desiderio.
E così via, tocca il tema del giuramento. Etc…

Gesù dunque ci mostra un nuovo stile di relazione con Dio e con i fratelli. Nel vangelo vediamo come Egli non abbia timor di avvicinarsi a quelli che sono considerati nel suo tempo “i diversi”, gli emarginati: L’emorroissa, il lebbroso, il paralitico, il defunto, il bambino etc… Nel suo stile tutte queste persone trovano accoglienza, ascolto, interesse e compassione profonda. Dunque è proprio dallo stile del Signore che dobbiamo attingere per orientare il nostro comportamento che si avvicini alla diversità, anche alla disabilità, per riconoscere nell’altro la sua grandezza, la
dignità, l’immagine stessa di Dio.

+p. Roberto, vescovo