Omelia per la Giornata della Vita Consacrata

02-02-2023

Cari fratelli e sorelle…

per riflettere oggi sulla vocazione alla vita consacrata,  permettetemi di usare una immagine semplice e quotidiana. Capita a molti di noi di viaggiare in macchina per motivi di servizio pastorale. Sono fondamentali, per questo motivo, le indicazioni stradali, i cartelli che ancora si vedono sulla strada: spesso i moderni GPS non riconoscono certe strade della Sardegna e talvolta ci fanno sbagliare percorso. Può anche succedere che i segnali stradali, le indicazioni per questa o quella località siano deteriorati, sporchi, coperti dalla vegetazione, impallinati da fucilate… e alla fine, proprio quelli che devono indicare la strada, l’itinerario, aiutare per il cammino non lo fanno. Permettete di utilizzare allora questa immagine per riflettere oggi, giornata della Vita consacrata, sul significato della scelta della consacrazione.

Senza voler semplificare il significato profondo della Consacrazione ne voglio sottolineare la natura di “cartelli indicatori” che ricordano ad ogni cristiano e a tutti il “dove andare”, quale sia la direzione da prendere, quali le priorità che devono far parte della nostra vita. Anche in questo caso. Se “il cartello”, il segnale è chiaro, è luminoso, è ben visibile, allora il cammino viene sostenuto e aiutato; altrimenti, se il “segnale” è confuso, offuscato, distorto, anche la vita consacrata non assolve più alla sua vocazione profonda di “lucerna messa sopra il moggio” per fare luce a quelli della casa.

Quali son le domande a cui la Vita Consacrata deve rispondere?

In primo luogo, verso dove andare (c’è in sottofondo la domanda di Gesù: che cercate?). La seconda domanda che emerge dalla vita consacrata è quella che aiuta a “dare le priorità”. Quali sono gli aspetti importanti e prioritari della tua vita? E infine, la domanda che forse molti vogliono fare ai religiosi: Come il vangelo ha cambiato la tua vita?

Ecco, mi pare di poter interpretare il senso della vita consacrata, sia femminile che maschile, come un progetto di vita che deve servire non solo principalmente a una santità personale (questo comunque deve essere un desiderio presente e radicato) ma piuttosto come un indicatore per la comunità cristiana in cammino, che ha bisogno di segnali indicatori che riprendano il vangelo, che suscitino domande sul senso della vita, che diano anche risposte su dove e come andare.

Gli uomini e le donne di oggi sono sommersi e come imprigionati in un contesto in cui è difficile trovare spazi di riflessione, di silenzio, interrogarsi sul senso della propria vita. Le nuove generazioni poi sembrano aver quasi del tutto cancellato la domanda sul significato dell’esistere, per orientarsi verso piuttosto un “mi piace ora e adesso” senza lasciare molto spazio al futuro, a un progetto di vita.

Ecco allora, che la vita consacrata, ancora prima di essere una proposta per “fare delle cose”, impegno caritatevole, educazione etc.. è piuttosto un luogo dove vengono fatte le domande fondamentali sull’esistenza, sul confronto con Gesù di Nazareth etc.

Riprendiamo allora le domande che ci siamo fatti prima, che sono poi le domande che Gesù stesso ci fa. Che cercate? Sappiamo che questa domanda sulla bocca di Gesù non è una pura domanda “pratica” o che vuole una semplice risposta banale. Si tratta di una domanda che il Maestro fa ai discepoli che lo seguono a livello esistenziale, per capire la loro intenzione profonda, per stimolarli ad interrogarsi, per far emergere in loro il senso di una scelta di camminare con Lui. Infatti la risposta dei discepoli è “Maestro, dove abiti?”. Cioè quale è la tua proposta di vita, il tuo progetto, che cosa ci propone. Venite e vedrete dice Gesù, che significa certo non solo dove aveva un appartamento ma piuttosto, un invito a condividere con lui la vita, la scelta… Ora, il “dove andare” ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita.  Oggi più che mai tutti siamo interrogati su questo, specialmente i giovani. Si può vivere senza Dio? Si può fare a meno di Dio? Cosa succede se non credo in niente? Forse ci possiamo spaventare di queste domande, ma in fondo esse aiutano a capire che accogliere Dio, la possibilità della sua esistenza nella vita significa aprirsi alla gratuità: non scelgo Dio perché “mi è necessario” come uno “strumento” per qualche cosa, ma lo scelgo gratuitamente, per amore.

C’è una celebre preghiera, attribuita a Santa Teresa d’Avila che (la riassumo) dice così: “Non ti amo per il Paradiso che mi hai promesso o perché mi fai temere l’inferno, ma ti amo perché vedo te inchiodato sulla croce per amor mio, è l’amore che mi spinge ad amarti”.

Anche la vita religiosa si trova in un contesto culturale in cui la presenza di Dio, le domande su Dio, sembrano diminuite, evitate. Ci sono altri messaggi che alzano la loro voce, che si propongono con un contorno luccicante e ammaliante. Ecco, proprio in una cultura alternativa al vangelo, che vuol far tacere il vangelo, la vita Consacrata leva la sua voce, con rispetto, per annunciare altre cose, la possibilità di una vita spesa per il Signore. I consacrati raccontano attraverso la loro esistenza come il vangelo ha cambiato la loro vita.

Certo, è importante che ne siano convinti, che la loro scelta sia fonte di felicità, di significato, che illumini anche il loro passaggio. Ecco allora che comprendiamo meglio il significato della vita consacrata oggi: essa è prima di tutto la realizzazione di “una pagina di vangelo” (accoglienza, ascolto, preghiera, cura del malato, lode a Dio etc.), è anche la  risposta a tante domande che risuonano oggi nella cultura e che hanno bisogno di essere rinnovate. A cosa è chiamata oggi la vita consacrata, ogni consacrato? Alla Perseveranza e alla fedeltà (c’è la tentazione di una “consacrazione a tempo…). A rinnovarsi nel suo proporsi alla comunità cristiana (rivedere le scelte, gli obiettivi).

Noi oggi rinnoviamo la nostra gratitudine come Chiesa diocesana per ogni consacrato delle nostre Diocesi (per il loro servizio, la loro testimonianza, l’annuncio del vangelo attraverso la loro vita). Preghiamo per tutti i consacrati e le consacrate: la fedeltà è dono di Dio e a Dio dobbiamo chiederla. Amen.

+ Roberto, Arcivescovo