Omelia per l’Ordinazione Diaconale di Antonello Angioni e Daniele Quartu

08-12-2020

Cari fratelli e sorelle,

la solenne celebrazione a cui stiamo partecipando è totalmente illuminata dalla sfolgorante luce della figura di Maria, Madre del Signore Gesù. La Chiesa ci raduna oggi per ringraziare Dio Padre, come dice la preghiera di Colletta di aver preparato nell’Immacolata Concezione di Maria una degna dimora per il tuo Figlio. La Parola di Dio che ci viene offerta, concentra la nostra attenzione verso la Madre del Signore ma, in definitiva, verso Gesù stesso dato che, come sappiamo bene, ogni festa mariana è festa cristologica, che ci parla di Gesù, ci fa conoscere Gesù.

Dentro questo motivo di gratitudine e lode a Dio per averci dato Maria, madre di Gesù e madre nostra, la nostra Chiesa Arborense ne aggiunge un altro: è grata a Dio e in festa per l’ordinazione diaconale di due suoi figli: Antonello Angioni e Daniele Quartu. Si tratta di un evento di Chiesa a cui tutta la comunità è chiamata a partecipare. Infatti, ogni vocazione non è mai solamente un fatto personale, una risposta privata ma, seppure questi elementi siano presenti, essa è sempre insieme anche un evento comunitario, un fatto ecclesiale, una risposta della comunità che ha generato questi suoi figli nella fede, li ha accompagnati e sostenuti in molti modi nel loro cammino.

Daniele e Antonello sanno bene che, sebbene siano chiamati in prima persona a fare la donazione di sé stessi a Dio e al servizio nella Chiesa, essi arrivano oggi a dire , accompagnati da tanti che li hanno sostenuti, hanno pregato per loro, li hanno aiutati nel cammino formativo in tanti modi, iniziando dalle loro famiglie, le comunità parrocchiali, i formatori, i compagni nel cammino vocazionale, le comunità cristiane dove hanno vissuto e ancora esercitano il loro impegno pastorale. La chiamata del Signore è sì personale, ma ha in sé stessa sempre l’invio verso qualcuno, per qualcuno. Andate… io vi mando: dice Gesù.

Questa sera siamo qui per accogliere, come Chiesa, la loro volontà di donarsi e di servire e al tempo stesso per sceglierli e inviarli a portare la presenza del Signore. Desidero illuminare l’ordinazione dei diaconi alla luce della Solennità dell’Immacolata, che stiamo celebrando, lasciando che sia la vita della Madre del Signore a suggerire ai nostri diaconi e a tutti noi il percorso di una vita donata.  Il vangelo dell’Annunciazione già ci introduce in questa prospettiva, quando Maria risponde alle parole dell’Angelo dicendo: Eccomi, sono la serva del Signore! Possiamo dire che troviamo in Lei la realizzazione piena della disponibilità diaconale, che non è solo quella di servire ma, anzitutto quella di essere alla presenza di Dio, di essere amici di Dio. Infatti, il titolo Servo del Signore, nella Bibbia viene dato a coloro che si distinguono per lo speciale legame con Dio, come Abramo, Mosè, Davide.  Il primo atteggiamento che colgo nella vita di Maria, dopo l’Annunciazione è quello di alzarsi, in fretta, di mettersi in viaggio.  Ci piace questa dimensione dinamica della Madre del Signore, che si muove per andare a servire, ad aiutare, a condividere.

Ecco allora il primo atteggiamento diaconale: quello di alzarsi e mettersi in cammino. Bisogna guardarsi, infatti, dal pericolo di vivere l’ordinazione diaconale come una sorta di medaglia o di onore per sé stessi, come un entrare in chissà quale gruppo privilegiato. Qui l’unico privilegio è quello del servizio verso gli altri e il fatto che non si rimane a contemplare sé stessi, ma si esce fuori da sé stessi per fare dei passi verso coloro che sono nel bisogno. Maria ha sentito che sua cugina, avanzata in età, aspetta un figlio. Capisce che c’è bisogno di aiuto, di conforto, di ascolto, di condivisione e si mette in cammino.

Il secondo atteggiamento è quello che troviamo descritto nel racconto della nascita di Gesù: diede alla luce il suo figlio primogenito e lo avvolse in fasce.  Lo avvolse in fasce: mi ha sempre colpito l’attenzione di questa giovane madre, che già dall’inizio del viaggio da Nazareth a Betlemme si è preparata non solo mentalmente, nel suo cuore, ma nel suo bagaglio concreto, portandosi le fasce per il piccolo. È un grande insegnamento che nasce dalla preveggenza dell’amore, della cura verso gli altri, del desiderio di prendersi cura e far sentire l’amore e l’attenzione. Ecco il secondo atteggiamento diaconale: capire che molti hanno bisogno di essere fasciati nelle loro ferite e nella loro povertà e fragilità; dato che Gesù si è identificato in tutti i piccoli e i poveri, come Lui stesso ci ha detto. Ecco, cari Antonello e Daniele, un atteggiamento da vivere nel vostro servizio diaconale: accorgersi di coloro che hanno bisogno di attenzione, di aiuto, di vicinanza, di cura. Prendersi cura del corpo e dello spirito, della persona, con rispetto, con affetto, con dedizione.

Il terzo atteggiamento, che vedo nell’esperienza della Madre del Signore, non è questa volta riferito a qualche cosa da fare (come l’alzarsi o il fasciare) ma è piuttosto un atteggiamento che ci fa crescere nel rapporto con il Signore, fondamento di tutta la nostra azione. Si tratta di quel passo di Luca dove si dice che Maria, conservava tutte queste cose (le parole ascoltate, i fatti che succedono circa Gesù) nel suo cuore (Lc 2,19). Si potrebbe dire, con una parola ormai entrata nel linguaggio della Chiesa della ruminatio della Parola, per capire in profondità cosa ci vuol dire, per scoprire l’itinerario che vuole indicare. È la capacità di leggere gli avvenimenti alla luce di Dio, illuminati dal Suo Spirito. Ecco allora che il diaconato non è solo fare qualcosa, servire, accogliere, curare, aprirsi al bisogno, ma è anche tempo di meditazione e preghiera, ascolto attento della Parola di Dio per comprendere la Sua volontà e tracciare il nostro cammino. Solo se c’è anche questa dimensione possiamo agire ispirati dallo Spirito di Dio e non da nostre intuizioni, interessi, umori. E infine, per chiudere quest’itinerario mariano che illumina l’itinerario diaconale, ricordo le parole di Maria alle nozze di Cana: fate quello che Egli vi dirà. C’è, in questa sottolineatura, in primo piano la persona di Gesù che parla, che dice, che indica.

Ecco il diacono deve ancorare il suo agire principalmente alla relazione personale con il Signore, all’ascolto della Sua Parola, certo, ma anche a indirizzare l’agire lasciandosi illuminare dalla Sua Persona. In conclusione, come la Madre del Signore, che oggi celebriamo come l’Immacolata, guida il nostro cammino e il cammino diaconale di questi nostri fratelli Daniele e Antonello. Tutti noi, come Maria, siamo chiamati a essere santi e immacolati; è Dio che ci fa per sua grazia, gratuitamente. Ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui perché la Sua Parola trovi accoglienza.

   + Roberto, arcivescovo